AD entra in esclusiva a Casa Quelhas, a Lisbona, alla scoperta di una residenza tra arte, design e viste mozzafiato sulla città.
C’è un detto portoghese che recita «Quem nunca viu Lisboa, não viu coisa boa», ovvero: chi non ha mai visto Lisbona, non ha mai visto la vera bellezza. Probabilmente lo stesso pensiero di una coppia che, dopo alcuni anni a Londra, è tornata a casa per ritrovare la luce del Portogallo nella sua capitale – i due hanno anche un’azienda vinicola nella zona dell’Alentejo, Ermo Wines. Erano alla ricerca della residenza perfetta, non solo per la famiglia, ma anche come spazio per la collezione di opere d’arte e mobili brasiliani che avevano accumulato nel corso degli anni, con pezzi di Sérgio Rodrigues, Joaquim Tenreiro o Jorge Zalszupin, acquistati in gallerie, aste o tramite il loro amico, il collezionista e gallerista Eduardo Leme (proprietario della Galleria Leme di San Paolo). Gliel’ha trovata Inês Lobo, architetta esperta di ristrutturazione di edifici e spazi pubblici.
Casa Quelhas, all’epoca, era un edificio in stato di abbandono proprio in cima al quartiere aristocratico di Lapa, con vista su tutti i tetti di Lisbona, sul fiume Tago e sull’Oceano. Il pezzo essenziale per completare il puzzle è stato l’architetto Paulo Mendes da Rocha (scomparso nel 2021). Il vincitore del Pritzker Prize 2006, iniziò la sua carriera a San Paolo negli anni Cinquanta come membro della scuola avanguardista facendosi rapidamente un nome con capo-lavori come il Museu dos Coches a Lisbona e la Casa Gerassi nella sua città natale. La sua estetica impegnata e poetica, basata sulla creazione di spazi da vivere e condividere, lo ha reso uno degli architetti più audaci del XX secolo e la sua prolifica carriera – ha vissuto fino all’età di 92 anni – gli è valsa l’ammirazione di tutta una nuova schiera di architetti. È stato lo stesso Leme a fare da tramite fra Mendes da Rocha e i padroni di casa. Per convincerlo, è bastata una telefonata. La prima abitazione privata del maestro al di fuori del Brasile stava per realizzarsi.
L’edificio (quattro livelli e un pianterreno dove si trovano l’ingresso e i garage aperti sulla strada) è stato completamente smantellato, salvando solo la facciata rivestita di azulejos verdi, un classico della Lisbona degli anni Trenta. Dall’esterno non c’è nulla che colpisca l’attenzione. Sembra un edificio come tanti altri del quartiere.